Un nome molto bello con cui è indicato il tratto longitudinale che corre sul nostro addome, la cosiddetta “linea alba”, e una spiacevole e spinosa patologia che la può coinvolgere, la “diastasi addominale”.
Una problematica in realtà poco conosciuta e su cui molti non si informano, pur riguardando una grande fetta di popolazione femminile – oltre il 30% -, ma a cui possono esserne affetti anche neonati e uomini.
Spesso infatti la diastasi addominale consegue ad una gravidanza, ma può conseguire anche a fattori congeniti, sforzi eccessivi, questioni di peso e da molti altri fattori che interessano i muscoli addominali.
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Uno dei motivi per cui la diastasi addominale è poco conosciuta e trascurata è che i sintomi possono essere confusi con quelli di altre problematiche meno invalidanti. E così se dopo un pasto la nostra pancia è gonfia spesso pensiamo che il problema sia addossabile ad una semplice digestione difficoltosa (che, tra l’altro, rientra tra i medesimi sintomi della patologia in esame) oppure al fatto che abbiamo mangiato troppo, sottovalutando la forza della nostra parete addominale che in condizioni normali reggerebbe ben oltre che un lauto banchetto.
I problemi collegati alla diastasi addominale sono in prima battuta a livello estetico con un addome che si mostra con una protuberanza evidente ed irregolare, una pancia rilassata in modo eccessivo e un atteggiamento innaturale di tutto il tronco superiore.
Gli effetti della patologia si ripercuotono tuttavia soprattutto a livello funzionale verificandosi la maggior parte delle volte mal di schiena con tutte le disfunzioni ad esso correlate, difficoltà digestive sia a livello dello stomaco che dell’intestino, problemi connessi alla minzione e alla costipazione e non da ultimo impedimenti respiratori associati anche a nausee e affanni.
La diastasi addominale consiste in una eccessiva distensione del tratto che collega i muscoli addominali per cause che possono essere sia transitorie sia patologiche.
La struttura muscolare del nostro addome è composta non solo dalla cosiddetta “tartaruga”, ma da una muscolatura complessa data da una serie di tessuti che oltre a svolgere funzioni proprie, interagiscono tra loro in sinergia per svolgere funzioni complementari e di supporto ad altre parti del corpo.
In buona sostanza, la parete addominale è composta dai seguenti muscoli: muscoli retto addominali, muscolo traverso, muscoli dell’obliquo interno e dell’obliquo esterno e muscolo piramidale.
Le funzioni svolte da tale gruppo di muscoli è di importanza vitale.
In primo luogo, perché i muscoli addominali proteggono tutti i nostri organi e viscere dagli agenti esterni, creando una barriera resistente anche ai grossi urti.
Gli addominali, inoltre, svolgono una importante funzione di supporto e contenimento dei medesimi organi ed interiora che senza di essi non riuscirebbero a rimanere in sede e in definitiva a svolgere correttamente o completamente le proprie funzioni.
Altro incarico fondamentale che svolgono gli addominali è di mantenimento della giusta posizione della schiena, rafforzando la postura del bacino e di tutta la colonna vertebrale e permettendoci di stare in posizione eretta.
Gli addominali ci aiutano anche a respirare e lo fanno partecipando all’attività di “risalita” del diaframma verso il costato e concorrendo in tutte le attività respiratorie correlate anche agli sforzi conseguenti all’attività motoria.
Senza gli addominali non avremmo modo di muovere il nostro tronco superiore perché è grazie ad essi che ci possiamo piegare in avanti, inclinare di lato e girare a destra e a sinistra.
Ed infine intervengono in tutta un’altra serie di funzioni secondarie non da poco, come ridere, tossire, andare in bagno e non da ultimo partorire.
I muscoli retti addominali sono muscoli pari, questo significa che esiste un muscolo retto addominale sinistro e un muscolo retto addominale destro.
Le due parti dei muscoli retti addominali sono unite tra loro attraverso tessuto connettivo privo di vasi sanguigni e che percorre tutto il tratto del nostro addome, a partire dallo sterno sino al bacino.
È la cosiddetta linea alba o linea mediana, una struttura fibrosa che prende il proprio nome dal colore biancastro dell’ordito di cui è composta e che ha una consistenza tanto sottile quanto residente e relativamente elastica.
La linea alba concorre allo svolgimento di tutte le funzioni sopra elencate, ma soprattutto quella contenitiva adattandosi ai cambiamenti del nostro corpo e alle attività che svolgiamo.
Al momento in cui si verifica un rilassamento del tessuto connettivo della linea alba si verifica la diastasi addominale e cioè la separazione irregolare delle due parti del muscolo retto addominale.
La lassità della linea alba e il conseguenziale allontanamento dei muscoli retto addominali possono essere determinati da una situazione temporanea oppure da una condizione permanente e patologica.
Una diastasi addominale fisiologica è sicuramente quella che si verifica durante una gravidanza in cui il feto, nel suo percorso di crescita, preme contro la parete addominale provocandone il naturale allentamento e permettendo al ventre di accrescere la propria capacità contenitiva.
La diastasi addominale patologica si verifica invece allorquando il tessuto connettivo si allenta per una gravidanza, uno sforzo fisico, un aumento di peso eccessivo o altre cause e tale lassità non si ripristina nel tempo creandosi un solco durevole nella linea mediana spesso visibile anche a occhio nudo.
Condizione per la quale si tratti di diastasi addominale e non di altre patologie afferenti la struttura muscolare è che le fasce muscolari stesse si presentino integre e ad essere compromesso sia esclusivamente il tessuto connettivo mediale.
La diastasi addominale è una condizione in cui i muscoli retti dell’addome (i muscoli addominali anteriori) si separano in modo anomalo. La dimensione e la classificazione di una diastasi addominale possono variare in base a diversi fattori.
Di seguito sono riportate le dimensioni tipiche e una classificazione generale:
I sintomi della diastasi addominale sono vari e molteplici anche se, compresi quelli di natura estetica e non solo funzionale, alcune volte sono confondibili con i sintomi di patologie diverse.
A livello estetico la diastasi addominale provoca grossi disagi anche psicologici che spesso si ripercuotono sull’autostima e sulla voglia di mostrarsi agli altri. Vero è infatti che la patologia nella maggior parte dei casi provoca la comparsa di vari sintomi.
La patologia come anticipato provoca anche sintomi a livello funzionale che possono essere anche gravi:
Certamente, considerato quanto sopra detto è facile comprendere come una diastasi addominale possa sfociare in pericolose ernie mediane e multiple, in laparocele e in lesioni muscolari che possono portare anche a rischio di infezioni e altre complicanze gravi, soprattutto nei soggetti neonati.
In tali ipotesi, i sintomi da prendere immediatamente in considerazione sono la presenza di improvvisti attacchi di vomito, arrossamenti dolorosi della pelle come se fosse “ustionata” e in generale dolori addominali anche forti.
In presenza di sintomi simili è necessario prendere immediatamente in considerazione di sottoporsi all’intervento chirurgico che possa sì ovviare al problema estetico, ma principalmente e prontamente al problema funzionale.
Se si soffre di diastasi addominale patologica esistono innanzitutto esercizi che è necessario evitare per non compromettere ancora di più la propria condizione. Come vi sono anche esercizi che risultano utili a contenerne i sintomi.
Tra gli esercizi controindicati vi rientrano tutti i tipi di crunch i quali mettono sotto sforzo la parete addominale come tutti gli esercizi che coinvolgono i muscoli obliqui e implicano il sollevamento delle gambe da terra.
Tra gli esercizi invece consigliati vi rientrano le attività che allenano il muscolo trasverso quali il vacuum addominale e la respirazione diaframmatica in posizione prona.
Gli esercizi successivi alla comparsa della patologia, è bene precisarlo, allievano i sintomi della diastasi addominale, ma non fanno regredire la disfunzione in quanto dipende da una lassità tissutale che non è ripristinabile se non attraverso un intervento chirurgico specifico.
Vi sono infine esercizi che prevengono la diastasi addominale partendo dal dato di fatto che avere un ventre forte e tonico con muscoli retti addominali robusti evita che le tensioni addominali date da gravidanze, aumenti di peso e lassità congenite provochino il rilassamento della linea alba.
Tra questi vi rientrano in questo caso tutti i tipi di crunch, l’hundred, tutte le tipologie di plank, la bicicletta e il roll-up.
La diastasi addominale è possibile riconoscerla attraverso un test di autovalutazione casalingo facile da eseguire ed ancora più semplice da effettuare se in vita nostra, magari in palestra, abbiamo eseguito il classico esercizio del crunch per gli addominali.
Il movimento è semplice e facile da mettere in pratica. Distendendosi sulla schiena si posiziona una mano dietro la nuca con la quale si spinge la testa verso l’alto senza piegare il collo. L’altra mano si posiziona a cucchiaio sul nostro ventre, con i polpastrelli sulla pelle, mantenendo le nocche parallele al bacino e perpendicolari ai nostri fianchi.
Contraendo in siffatto modo i muscoli retti addominali, si percorre con la mano tutta la linea mediana individuando i punti in cui il muscolo addominale destro e il muscolo addominale sinistro sono più o meno vicini tra loro e i punti in cui due o più dita affondano letteralmente dentro la cavità mediana rimarcando la presenza o meno della patologia.
Seguendo questa semplice procedura è possibile capire in modo autonomo, anche se senza alcuna certezza, se si soffre di diastasi addominale e se i due muscoli retti addominali sono distanziati oltre i limiti fisiologici.
Tra le cause della diastasi addominale si annoverano:
Tra tutte le cause, le gravidanze sono il fattore di rischio maggiore per l’insorgenza della patologia in quanto in questo bellissimo periodo della vita delle donne il loro corpo è sottoposto a notevoli stress che si concentrano per ovvi motivi a livello dell’addome.
In gravidanza la disposizione dei muscoli addominali muta notevolmente per fare spazio al nuovo arrivo soprattutto negli ultimi tra mesi di gestazione in cui il feto è particolarmente grande e necessita di maggiore spazio, comportando anche uno spostamento della colonna vertebrale che tenderà a far assumere una postura affetta da lordosi.
La distensione dell’addome conseguente ad un atteggiamento di lardosi lombare comporta a sua volta una eccessiva distensione del ventre con uno “stiracchiamento” della linea alba che, sotto pressione, tenderà ad allungarsi e a sfibrarsi trascurando la propria funzione contenitiva.
La lassità della linea alba durante e dopo una gravidanza è tipica nelle gravidanze
In linea generale, la diastasi addominale da gravidanza è una condizione temporanea che si risolve spontaneamente trascorsi circa tre mesi dal parto, anche se in taluni casi saranno necessari anche sei mesi.
Trascorso tale periodo di tempo, la diastasi addominale potrà considerarsi una condizione patologica che il chirurgo plastico potrà diagnosticare attraverso l’esame obiettivo e, ove si rendesse necessario, una ecografia addominale o una risonanza magnetica o una TAC.
La diastasi addominale provoca il più delle volte un errato avanzamento della zona addominale con una anteroversione del bacino che causa a sua volta un distanziamento del punto di intersezione dei muscoli retti a livello del pube.
Ed ecco che la prima parte del corpo a risentirne è la nostra colonna vertebrale che perderà la posizione corretta e tenderà ad un atteggiamento di lordosi.
I problemi di schiena conseguenti a tale condizione fisica possono essere di varia intensità e gravità, arrivando a compromettere le normali attività quotidiane e a far soffrire perennemente di invalidanti mal di schiena.
La condizione rappresenta una ipotesi in cui è necessario rivolgersi ad uno specialista che possa valutare il caso al fine di ritrovarne le cause e così individuare le possibili soluzioni tra cui vi potrà essere la possibilità di sottoporsi all’intervento chirurgico risolutivo di addominoplastica o di laparoscopia.
La diastasi addominale è una condizione patologica spesso associata alle donne dopo la gravidanza, ma può verificarsi anche negli uomini e può avere diverse cause.
Ecco alcune delle possibili cause della diastasi addominale negli uomini:
1. Sollevamento di pesi eccessivi: Sollevare pesi troppo pesanti o eseguire esercizi di sollevamento pesi in modo improprio può mettere una tensione eccessiva sui muscoli dell’addome, causando una diastasi.
2. Obesità: L’eccesso di peso corporeo può aumentare la pressione nell’addome e contribuire alla separazione dei muscoli retti dell’addome.
4. Invecchiamento: Con l’invecchiamento, i tessuti connettivi del corpo tendono a indebolirsi, compresi quelli nell’addome. Questo indebolimento dei tessuti connettivi può contribuire alla diastasi.
5. Chirurgia addominale pregressa: Le procedure chirurgiche addominali, come l’intervento chirurgico per ernie o altre condizioni, possono indebolire i muscoli addominali e aumentare il rischio di diastasi.
6. Stile di vita sedentario: Un’eccessiva inattività e la mancanza di esercizio fisico possono contribuire all’indebolimento dei muscoli addominali.
7. Tensione cronica nell’addome: La tensione cronica nell’addome, che può essere causata da posture scorrette o da una respirazione scorretta, può mettere pressione sui muscoli addominali e contribuire alla diastasi.
8. Ereditarietà: In alcuni casi, la diastasi addominale può essere dovuta a una predisposizione genetica.
La risposta è no, non vi sono rimedi non chirurgici per risolvere la diastasi addominale al momento in cui questa si presenta in forma patologica.
La linea mediana o linea alba è costituito da tessuto connettivo molto residente, ma anche relativamente elastico per cui quando è sottoposto a forti tensioni tende ad allungarsi senza tuttavia riprendere la lunghezza originaria in tempi brevi oppure a restare lasso in modo permanente.
L’approccio fisioterapeutico sicuramente aiuta notevolmente con la convivenza della patologia, rinforzando con il giusto approccio la parete addominale e riducendo talvolta anche sensibilmente i sintomi della diastasi addominale, senza tuttavia risolverli definitivamente.
La prevenzione della diastasi addominale può essere possibile in alcuni casi, ma non è sempre evitabile, soprattutto se ci sono predisposizioni genetiche o condizioni mediche sottostanti. Tuttavia, ci sono alcuni comportamenti che potrebbero ridurre il rischio di sviluppare una diastasi addominale:
1. Esercizio fisico regolare
2. Evitare sollevamenti pesanti impropri
3. Corretta postura e respirazione
4. Controllo del peso
6. Esercizi di rafforzamento post-gravidanza
L’addominoplastica è l’intervento chirurgico elettivo per risolvere rapidamente ed in modo definitivo la diastasi addominale e ciò “unendo l’utile al dilettevole”.
Vero è infatti che in occasione dell’intervento chirurgico non solo il chirurgo plastico vi eliminerà il problema connesso all’eccessivo distanziamento dei muscoli retti addominali, ma toglierà anche la pelle in eccesso sull’addome, restituendovi una pancia piatta e tonica e rimuovendo tutti gli inestetismi che vi hanno afflitto per troppo tempo.
L’intervento chirurgico potrà essere di due tipologie:
L’intervento si esegue praticando una incisione arcuata tra le spine iliache passando per il pube, con cicatrici residuali invisibili perché effettuate con una particolare tecnica di chirurgia plastica, perché posizionate esclusivamente sotto la linea del bikini e perché, come nei casi successivi ad un parto cesareo, si possono sfruttare cicatrici già presenti.
La diastasi addominale, in concreto, sarà risolta dal chirurgo plastico unendo i muscoli retti addominali sinistro e destro tramite particolari punti di sutura.
Nell’ipotesi in cui la diastasi sia grave, il chirurgo ricorrerà ad apposite reti contenitive che posizionerà nella zona interessata e attraverso la cicatrizzazione saranno inglobate dai tessuti sottocutanei.
Le reti chirurgiche utilizzate, chiamate anche mesh, sono di diversa composizione e tipologia a seconda delle necessità del paziente
Per comprende con esattezza quando vi siano le indicazioni per ricorrere all’intervento di addominoplastica o mini-addominoplastica, il chirurgo plastico si servirà dell’esame obiettivo e, all’occorrenza, di esami radiodiagnostici quali la ecografia addominale, la risonanza magnetica e la TAC.
Gli esiti degli esami obiettivo e radiodiagnostico evidenzieranno la gravità della diastasi addominale e la misura della lassità della linea alba, permettendo di classificare la patologia in tre gradi:
Si parlerà invece di una situazione fisiologica non allarmante che potrà non implicare l’intervento chirurgico allorquando la linea mediana misurerà
La Dott.ssa Serena Ghezzi, medico chirurgo specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, esegue gli interventi di addominoplastica a Firenze e Prato.
Alla visita di consulto la Dott.ssa Serena Ghezzi ascolterà innanzitutto quali siano le aspettative del paziente, esaminerà se vi sono le indicazioni per l’intervento e fornirà ogni chiarimento per affrontare l’intero percorso in tutta serenità, illustrando in modo esaustivo i benefici e i rischi del trattamento.
La Dott.ssa Serena Ghezzi pone sempre molta attenzione alle necessità del paziente e resta sempre a disposizione per ogni esigenza sia prima che dopo l’intervento per valorizzare la bellezza della persona e i risultati naturali raggiungibili senza mai dimenticare i desideri e le paure dei pazienti.