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Cheloide: cos’è, cura e rimozione

7 Aprile 2023 Scritto da Serena Ghezzi
rimozione cheloide

Prima di tutto una curiosità e cioè l’etimologia della parola cheloide. Il termine deriva dal vocabolo greco “chele” e l’associazione tra la patologia medica e gli artigli del granchio è stata fatta da un dermatologo francese nei primi anni dell’1800.

E ciò perché l’inestetismo a cui può essere affetto la nostra pelle ha a tutti gli effetti l’aspetto delle chele del granchio.

Il cheloide, denominato anche cicatrice cheloide, in parole semplici non è altro che una cicatrice abnorme ed irregolare, un tumore benigno della pelle.

Scendendo nello specifico, invece, possiamo affermare che il cheloide è una lesione liscia che si forma sull’epidermide a causa dell’eccedente generazione di tessuto fibroblastico in zone in precedenza sottoposte a eventi traumatici oppure per formazione spontanea.

Cosa sono le cicatrici e come si creano

Facciamo un passo indietro. Le cicatrici sono formazioni cutanee riparatorie che impediscono la fuoriuscita di liquidi e sostanze appartenenti ai tessuti sottostanti o ad organi in occasione di ferite, malattie o disfunzioni.

Le cicatrici infatti si creano, o si dovrebbero creare, in tutte le occasioni in cui la cute, composta da epidermide e derma, subisce una interruzione di continuità a causa di un evento traumatico o patologico.

I processi metabolici che si attivano in occasione della formazione di cicatrici sono molteplici e differenti e coinvolgono tutti gli strati della nostra pelle composta, in buona sostanza:

  • dall’epidermide o meglio da epitelio pluristratificato cheratinizzato: tessuto di rivestimento composto da più strati terminanti con una patina di cellule morte che fungono da scudo protettivo dagli agenti patogeni esterni
  • dal derma: tessuto connettivo, composto in larga parte da fibroblasti, con funzioni di supporto strutturale e metabolico nei confronti dell’epidermide
  • tessuto sottocutaneo: composto principalmente da adipe con funzioni di nutrizione del derma e dell’epidermide.

Nel momento in cui si verifica un evento traumatico o patologico, il nostro corpo reagisce immediatamente facendo in modo tale che:

  • le piastrine intervengano a interrompere la fuga di sangue e formando il coagulo
  • le cellule infiammatorie si attivino per arrestare eventuali processi infettivi
  • i fibroblasti presenti nel derma si adoperino per produrre il collagene per riformare i tessuti lesionati
  • le cellule epiteliali riformino lo strato finale della pelle.

Ed ecco che quando il derma, e in particolare i fibroblasti, producono collagene in quantità eccessiva per riparare le ferite o per disfunzioni genetiche spontanee si possono formare i cheloidi dando una consistenza sgradita e antiestetica alle nostre cicatrici.

Come si diagnosticano i cheloidi

I cheloidi si diagnosticano ambulatorialmente per il tramite di un esame obiettivo da parte del chirurgo plastico.

Il chirurgo plastico verificherà se si tratta di cheloide riscontrando la presenza delle peculiari caratteristiche:

  • colorito iniziale rosso acceso della lesione causato dalla estrema vascolarizzazione della zona. Tale colorito, nei mesi successivi, tende a tramutare in rosato per poi stabilizzarsi in marroncino
  • assenza di peli e ghiandole sudoripare, la pelle risulta glabra
  • mancato riassorbimento spontaneo della lesione
  • ingrossamento spropositato della cicatrice che eccede oltre i margini originari della ferita o della escoriazione, laddove preesistenti
  • composizione e compattezza irregolari, la cicatrice risulta gommosa e talvolta dura o morbida oltre la tipicità
  • prurito e arrossamento nella zona interessata
  • possibile limitazione delle funzioni articolari se il cheloide si forma in prossimità delle giunture
  • tempo di ristabilimento della ferita maggiore di tre settimane

Le cause da cui originano i cheloidi possono essere varie e differenti:

  • traumi
  • abrasioni
  • incisioni chirurgiche
  • ustioni
  • piercing e orecchini
  • tatuaggi
  • malattie infettive come la varicella
  • acne, soprattutto se grave
  • predisposizione genetica
  • eccedente esposizione al sole

Se il problema si presenta in modo esteso con formazione di cospicui cheloidi allora si parlerà di cheloidosi.

In ogni caso i cheloidi non sono né trasmissibili né cancerosi, provocano solo e soprattutto disagi estetici, ma anche fastidiosi pruriti, fino a causare rare disfunzioni funzionali in casi soprattutto in cui sono collocati in prossimità di articolazioni.

I cheloidi si manifestano principalmente nella zona del tronco, delle spalle, delle orecchie e del naso, ma nulla esclude che possano comparire in altre zone del corpo.

I cheloidi sono differenti dalle cicatrici ipertrofiche in quanto nelle prime il tessuto fibrotico eccede i margini della cicatrice originaria e non si riassorbe mai spontaneamente, mentre nelle seconde il tessuto fibrotico in eccesso rimane entro i margini della ferita originaria e possono regredire spontaneamente.

La cicatrice cheloide si può curare?

Prevenire è meglio che curare, il motto oramai è conosciuto da tutti.

Se sappiamo di essere affetti da disturbi della pelle, soffrire di acne grave, avere una storia familiare o un’anamnesi di cicatrici ipertrofiche o cicatrici cheloidi è sicuramente buona norma:

  • evitare il più possibile di esporsi ad eventi traumatici della pelle come piercing, tatuaggi, tagli, incisioni chirurgiche
  • in caso di necessità di incisioni chirurgiche, far presente la problematica al chirurgo affinché possa optare per la tecnica di suturazione e medicazione più indicata
  • anticipare l’aggravio delle infezioni della cute, come l’acne, curandole prontamente
  • utilizzare quotidianamente creme nutrienti, idratanti e antiossidanti.

Se abbiamo messo in pratica tutti gli accorgimenti e sfortunatamente siamo andati incontro alla formazione di cheloidi, la buona notizia è che al giorno d’oggi esistono varie tecniche curative di tipo chirurgico o di tipo conservativo o di tipo alternativo.

Se la rosa delle tecniche curative è ampia, variabile è invece l’efficacia del percorso terapeutico scelto.

Ogni caso clinico e ogni cheloide infatti può mostrare il fianco ad alcune terapie ed essere viceversa indifferente ad altre. Questo anche perché l’origine del cheloide, come abbiamo visto, può essere differente così come può essere differenziata la risposta immunitaria del paziente.

Ma non solo. Perché ad avere una diversa efficacia può essere anche la tecnica terapeutica di per sé.

Negli anni invero è stato dimostrato che alcuni trattamenti sono sicuri ed efficaci, altri invece sono improduttivi di risultati e altri ancora non solo sono inutili ma anche controproducenti per il problema di per sé e in generale per la salute del paziente.

Questo è un aspetto da tenere bene in considerazione anche quando decidiamo a chi rivolgerci per affrontare un problema di cheloidi, orientandoci su strutture non idonee e soggetti non competenti laddove invece è consigliato rivolgersi a medici chirurghi estremamente esperti in materia all’interno di locali attrezzati e sanificati.

Ciò premesso, in caso di cicatrice cheloide ecco qui il ventaglio di tutte le terapie percorribili e la loro riassuntiva efficacia per migliorare o per risolvere la problematica

  • iniezioni di cortisone: sono la cura elettiva contro i cheloidi e consistono in infiltrazioni per via intralesionale di un farmaco steroideo specifico (Kenacort) nella dose tipica di 40 mg con trattamenti mensili da ripetere con costanza fino all’ottenimento del risultato migliore sperato.
    A distanza di alcune sedute è possibile apprezzarne i risultati che sono estremamente graditi talché la quasi totalità dei pazienti (oltre 75%) si ritiene pienamente soddisfatta.
    Il tasso di recidiva nondimeno è elevato.
  • fogli di silicone: questo trattamento prevede l’applicazione di fogli di silicone o medicazioni similari atte a occludere la zona interessata per diverse settimane.
    Il trattamento è semplice e relativamente economico, ma è adatto principalmente per sedare l’eventuale prurito o per stabilizzare un cheloide, non per ridurne le dimensioni.
    Il tasso di recidiva è estremamente alto.
  • laserterapia: trattamento molto indicato per la cura dei cheloidi in quanto il laser (si utilizzano i laser non ablativi) inibisce la proliferazione dei fibroblasti con la conseguenziale riduzione delle dimensioni del cheloide fino a ridurlo ad una cicatrice normale o ancora meno visibile.
    Sono necessarie alcune sedute del tutto sicure, rapide e pressoché indolori.
    Il tasso di recidiva è basso e vi si può associare la crioterapia.
  • crioterapia: si procede attraverso il congelamento dell’inestetismo utilizzando azoto liquido.
    Il limite di questa terapia è la perdita di tonalità della pelle trattata, per cui tale tecnica è indicata preferibilmente per talune carnagioni.
    Il tasso di recidiva è basso.
  • radioterapia: si utilizzano onde radio a basso dosaggio con risultati assai soddisfacenti. Tuttavia l’esposizione a radiazioni sottopone la pelle ad un accrescimento del rischio di neoplasie cutanee per cui non è una terapia da prescrivere con facilità.
    Il tasso di recidiva è basso, ma per quanto detto la terapia non è da preferire rispetto ad altre.
  • dermoabrasione: si tratta di una tecnica di medicina estetica che, attraverso un’apposita fresa, permette di rimuovere gli strati superficiali dell’epidermide fino a raggiungere il derma.

Il trattamento richiede estrema professionalità e il bravo chirurgo plastico dovrà stare attento a non raggiungere gli strati più remoti del derma per non esporre il paziente, tra l’altro, ai rischi di ricaduta.
Il tasso di recidiva è medio.

  • asportazione chirurgica: il trattamento consiste nella rimozione chirurgica del cheloide.
    Considerato che tale cura espone al rischio di recidiva in quanto la causa principale di insorgenza dell’inestetismo risiede proprio nella risposta metabolica del paziente alle lesioni cutanee, sono state messe a punto due tecniche operatorie differenti.
    Con la “escissione intralesionale” si rimuove solo una parte del cheloide, quella sovrabbondante, riducendo sensibilmente il rischio di formazione di nuove cicatrici cheloidi.
    Con la “escissione completa” si rimuove l’intero cheloide, da preferire se il chirurgo giudica il paziente adatto e il cheloide interessato è ritenuto un caso isolato.
    Tasso di recidiva medio.
  • Recell: tecnica moderna all’avanguardia che prevede la rimozione del cheloide (utilizzando la dermoabrasione) innestando cellule epiteliali vive autologhe (cioè del medesimo paziente) prelevate da una differente zona, trattate in soluzione e spruzzate immediatamente sulla parte trattata.
    A differenza della semplice dermoabrasione, con questa tecnica è possibile una maggiore abrasione della cute e pertanto una maggiore rimozione del cheloide.
    Il rischio di recidiva è medio.

Oltre a tali tecniche di medicina estetica e di chirurgia, è importante tenere presente che massaggiando quotidianamente, anche più volte al dì, i cheloidi questi migliorano il proprio aspetto e soprattutto la loro consistenza.

Rimozione cheloide, quando farlo

Il cheloide si forma a distanza di tempo rispetto al trauma cutaneo, spesso dopo alcune settimane si inizia a notare la formazione anomala della cicatrice che tende a plasmarsi oltre i limiti della lesione originaria.

Alla prima comparsa delle caratteristiche tipiche di tale neoformazione cutanea, è bene prendere appuntamento con il chirurgo plastico di riferimento per appurare o meno la fondatezza dei sospetti e procedere in tempo con il trattamento consigliato, soprattutto in quanto alcune cure potrebbero rallentare se non interrompere la crescita della cicatrice irregolare.

Cheloide da piercing come si cura

Il piercing espone ad una infiammazione cronica della pelle e questo origina spesso la formazione di cheloidi, la maggior parte delle volte addirittura urticanti e fastidiosi.


Ed ecco che la comparsa di una prima bolla accanto al nostro amato piercing mette in crisi la nostra serenità, soprattutto quando scopriamo che schiacciandola con metodi poco ortodossi si riforma ancora più visibile.

A seconda della posizione in cui si sarà formata la cicatrice e in base agli sviluppi del tessuto fibroblastico in eccesso sarà cura del chirurgo plastico individuare la tecnica di riduzione o escissione preferibile.

In ogni caso al momento dell’applicazione del piercing dovremo rispettare tutte le indicazioni del professionista che lo applica per evitare la formazione di infiammazioni o infezioni che aumentano sensibilmente il rischio di formazione di cheloidi.

Cheloide da tatuaggio come si cura

Può risultare paradossale. I motivi per cui ci tatuiamo sono strettamente legati alla voglia di abbellire il nostro corpo con ricordi indelebili, bellissimi disegni o esaltazioni di parti del nostro corpo come la forma delle labbra o dei sopraccigli (trucco permanente).

Ma possono essere gli stessi moventi artistici ad originare inestetismi sul nostro corpo e nella peggiore delle ipotesi sul nostro volto, con la comparsa di cheloidi soprattutto a seguito di infezioni e dermatiti allergiche gravi.

Anche in questo caso, la prevenzione gioca un ruolo fondamentale per impedire la proliferazione di tali neoformazioni antiestetiche e le pratiche da mettere in pratica saranno indicate soprattutto dal tatuatore di fiducia:

  • lavare ogni giorno la pelle con sapone neutro e applicarvi una crema emolliente ed idratante
  • applicare creme specifiche per mantenere la pelle morbida ed elastica
  • riparare la zona del tattoo con una velina e successivamente con schermi solari e vestiti non attillati
  • evitare di sottoporre la zona cutanea tatuata a stress con docce prolungate, bagni in mare o altri eventi traumatizzanti.

Se queste pratiche di buona condotta non sono state sufficienti a prevenire la formazione di uno o più cheloidi, le tecniche terapeutiche sono sempre le stesse e dovranno essere selezionate dal chirurgo plastico attraverso un esame obiettivo del paziente ad una visita di consulto.

Rimozione cheloide da orecchio, è possibile?

Certe volte i cheloidi si formano in zone più difficili da trattare data la loro forma, come può essere in un orecchio.

In tale parte del nostro volto le cicatrici cheloidi compaiono soprattutto a livello del lobo o dell’elice a seguito dell’applicazione di piercing e orecchini, ma possono comparire anche in altre parti dell’orecchio ancorché in via del tutto spontanea.

I cheloidi posizionati sull’orecchio o in prossimità dell’orecchio per fortuna quasi mai risultano dolorosi o pruriginosi ne possono essere causa di problemi uditivi. Per cui sotto questo aspetto possiamo dormire sonni tranquilli.

Ciò nondimeno non possiamo contestare che siano altamente antiestetici con conseguenti danni alla salute psicologica della persona che tende a coprirsi fisicamente il volto ed a isolarsi dalla società sviluppando gravi insicurezze a livello personale.

Alla prima comparsa di segnali allarmanti come arrossamento perenne e anomalo di una cicatrice e rigonfiamento inaspettato della stessa, è consigliato rivolgersi ad un chirurgo plastico che possa indicare le terapie più opportune per eliminare là dove possibile il fattore scatenante e arrestare il processo formativo del cheloide fino alla sua completa rimozione.

Asportazione chirurgica del cheloide, come avviene

Durante la visita di consulto il chirurgo plastico esaminerà la zona da trattare, la qualità e l’estensione della cicatrice abnorme e indicherà i risultati che è possibile raggiungere attraverso l’asportazione chirurgica che potranno essere limitati alla asportazione parziale oppure estesi alla asportazione totale.

Il chirurgo plastico, scelta insieme al paziente il trattamento chirurgico più indicato, effettuerà l’operazione in regime ambulatoriale o di day hospital a seconda dell’entità della problematica, in ogni caso eseguendo una anestesia locale.

La revisione chirurgica della cicatrice cheloide si effettuerà attraverso una incisione della zona da correggere, la escissione totale o parziale del cheloide disinfettando e ripulendo la ferita chirurgica e suturando successivamente l’incisione praticata.

Per la suturazione, la tecnica preferibile in caso di soggetti predisposti a cicatrici ipertrofiche e cheloidi è quella intradermica, una sutura molto più bella da vedere e che comporta minori rischi di recidiva.

Spesso nel periodo di guarigione il chirurgo effettuerà infiltrazioni di cortisonici e medicazioni a base di gel siliconici per prevenire la formazione di recrudescenze.

Rimuovere le cicatrici cheloidi a Firenze e in Toscana

Per rimuovere le cicatrici cheloidi è possibile rivolgersi alla professionalità e serietà della Dott.ssa Serena Ghezzi che, attraverso un esame obiettivo della problematica, saprà indicare il trattamento curativo indicato per il paziente.

La Dott.ssa Serena Ghezzi riceve agli ambulatori di Firenze e Prato in cui è possibile prendere un appuntamento tramite telefono, email o WhatsApp.

In ogni caso la Dott.ssa Serena Ghezzi rimane a disposizione ai propri recapiti personali per offrire ogni chiarimento necessario.

Dott.ssa Serena Ghezzi

Medico Chirurgo | Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica

• Referente esclusivo della Chirurgia Plastica ricostruttiva post bariatrica degli Ospedali ASL Santa Maria Nuova di Firenze e San Jacopo di Pistoia
• Diploma di Esperta in Laserterapia e Laserchirurgia ad indirizzo estetico
• Socia ordinaria della SICPRE (Società Italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica) e della SIME (Società Italiana Medicina Estetica)
• Iscritta all’Ordine dei Medici di Firenze al n. 13089 il 28/7/2010

Già ricercatrice universitaria, ha maturato una grande esperienza nei più prestigiosi ospedali nazionali e internazionali, con una lunga lista di pubblicazioni nelle più autorevoli riviste del settore e centinaia di interventi chirurgici effettuati.